GIORGIO CORREGGIARI


Nasce a Pieve di Cento (Bo) il 5 settembre 1943, nella casa dei nonni materni.
Segue gli studi classici a Bologna dove la famiglia si è trasferita. Ma la “grande casa” sulla piana, dove ha passato la prima infanzia e dove vivevano i carismatici nonni materni, Lina e Ruggero, sarà sempre per lui una fonte interiore di energia e una pietra angolare per tutta la vita. Prosegue gli studi in Scienze Politiche all’Università di Firenze ma il tracollo economico dell’industria tessile famigliare lo obbliga ad interromperli. Lascia quindi l’Italia per seguire un percorso d’apprendistato presso aziende tessili in Francia e Germania. Nel ’64 torna in Italia e con il fratello Lamberto apre un atelier di moda a Bologna. Sei mesi dopo, in Viale Ceccarini a Riccione, nasce Pam Pam.
Apparentati idealmente alle esperienze di Yves Saint Laurent in Francia, di Mary Quant in Inghilterra, in un periodo in cui l’informazione è inesistente, diversamente dalla massiccia e pervasiva informazione odierna, Giorgio e Lamberto realizzano uno dei primi negozi in cui si propone un modo di vestire unico e completamente diverso rispetto a quanto proponeva la moda di allora. (Nota 1)
“E’ stata tutta farina del loro sacco” scrisse allora la mitica giornalista di moda Brunetta.
Fu un avvenimento, una vera rivoluzione, a cominciare dallo spazio.  Innanzitutto è un luogo aperto che non ha più nulla da vedere con le classiche vetrine.
Anticipando di mezzo secolo il trend dei materiali riciclati, riprendono materiali del Carnevale di Cento per realizzare un controsoffitto di semisfere di cartapesta dipinte di giallo. Il pavimento è a scacchiera bianco e nero.
Usano i tubi per le fognature dipinti con colori solari come contenitori di camicie e magliette.
Per moltiplicare i punti di vista, inseriscono, su parti del controsoffitto e sulle pareti, lastre di alluminio che creano una realtà distorta. La gente che si specchia appare deformata. Lo spazio è illuminato da file in successione di lampadine multicolori del Luna Park che alterano i colori dei capi in vendita.  E’ uno spazio surreale e magico. Dentro a questo spazio, sotto una grande insegna” Pam Pam”, Lamberto e Giorgio sperimentano, forse inventano o reinterpretano, i concetti di “unisex”, di “serie”, di “esclusività“: ai loro grossisti chiedono le rimanenze tessili, anche vecchie di dieci anni, per realizzare capi di abbigliamento non convenzionali, diversi per concetto e stile da tutti gli altri, con pezze di tessuto non più riproducibili. Proseguono con la ricerca, conoscono la realtà produttiva tessile italiana e ne sfruttano, senza pregiudizi, il potenziale.
Introducono per la prima volta i tessuti di arredamento nell’abbigliamento, realizzando le camicie Interamente ricamate “Parklane”, quelle “Dévore’“ con parti trasparenti. Creano disegni micro e macro per stampe piazzate e assimetriche su abiti e camicie come stemmi araldici. Per la prima volta usano il “velcro” come sostituto dei bottoni. Introducono tessuti tecnici nell’abbigliamento. Propongono pantaloni e borse realizzati con i tessuti rigati dei materassi, con jacquard di fiandra per tovaglie o con tele nautiche.
Giacche e abiti con la “grisette”, la tela grigia usata allora per gli abiti degli spazzini (anticipando gli abitidivisa dei manager). Si accorgono di aver trasformato il capo d’abbigliamento da prodotto a desiderio e, sebbene questa caratteristica della moda sarà quella che poi farà grande il Made in Italy nel mondo, ed oggi questo è alla base della pubblicità e del marketing contemporaneo, per i due fratelli sarà un punto su cui poter, ancora una volta, rompere gli schemi e incidere maggiormente sul cambiamento di punto di vista. “Se una ragazza veniva da noi e voleva provare una minigonna e il fidanzato non glielo permetteva, allora noi dicevamo, “non cambiare la gonna, cambia il fidanzato”.
Non ripetono le loro creazioni. Una volta esaurita una serie non la duplicano ma ne fanno una nuova fornendo ogni settimana il negozio di nuove loro creazioni. Così s’instaura un meccanismo in cui molti clienti chiederanno “è arrivata la roba nuova?”. Hanno inventato una tipologia di markenting che, a distanza di 50 anni, molti brand famosi usano oggi.
Anticipatori rivoluzionari e creatori visionai, per loro la moda è costume ed è una forma di “linguaggio” da Interpretare e rinnovare come i poeti fanno con le parole. Ne interpretano il valore “simbolico” rinnovando I “segni” e i “significati”. Nasce quindi quella moda “per i giovani” che ha caratterizzato gli anni ‘60 in tutta Europa e che porterà al capovolgimento della teoria Simmeliana del 1895, la Trickle-down theory, in Bubble up theory, ovvero osservare e comprendere ciò che “la strada”, la gente comune, i giovani indossano, ricercano, interpretano per restituirne stili e modi di indossare innovativi e non convenzionali.
E’ stato Pam Pam la vera e propria palestra per Giorgio Correggiari. “Se è stato un ricercatore, se ha lavorato molto con i materiali, capendo che sono proprio questi a determinare le forme e i volumi, è perché lì si era creata una scuola diretta.” (Nota2). In maniera assolutamente visionaria Flavio Lucchini, allora artdirector di Vogue, inizia ad aprire ai nuovi fenomeni della moda italiana e chiede a Lamberto e a Giorgio di creare degli abiti per i redazionali del giornale. Oltre che su Vogue, le loro creazioni appaiono sui redazionali delle più prestigiose riviste di moda e su settimanali e quotidiani.
Nel ’69 si trasferiscono da Bologna a Milano, dove aprono lo studio in Foro Buonaparte che diventa la nuova sede Pam Pam ma anche uno studio professionale stilistico di consulenza per le aziende del settore moda. Nasce così una nuova figura professionale, “lo stlista”, che, dagli anni ’70, cominciò ad operare ed è la figura determinante per i successi futuri del “made in Italy”. Lo stesso anno inaugurano la seconda boutique Pam Pam a Milano in S. Maria Segreta. Nel ’71 le loro creazioni sono presenti nelle migliori boutiques italiane.
I loro clienti sono entusiasti e prestigiosi, ma i fratelli Correggiari decidono di non andare oltre i 70 clienti. Intendono così opporsi al consumo indiscriminato per mantenere la qualità delle loro creazioni, una produzione interamente italiana e un corretto rapporto qualità-prezzo. Ma, soprattutto, vogliono riservarsi il tempo necessario per produrre secondo principi creativi e non di mercato. Si pensi che nelle loro boutiques non sono mai stati fatti saldi. Il ’72 è un anno cruciale per i fratelli Correggiari. Sono invitati a sfilare nella mitica “Sala Bianca” di Palazzo Pitti (allora la più prestigiosa vetrina internazionale della Moda Italiana).
Per l’occasione creano una collezione avveniristica di “Abiti Gonfiabili” mai prima realizzati. Ma, non soddisfatti, progettano una sfilata in cui gli abiti gonfiabili indossati da modelle sono accompagnati da “nani, ballerine e mangiafuoco”. Collezione e sfilata sono così rivoluzionarie e controcorrente che l’organizzazione del Pitti revoca l’invito e concede loro solo uno stand espositivo a Palazzo Strozzi. Presentano allora una collezione interamente bianca con macchie multicolori simili alle macchie d’inchiostro di una carta assorbente.
L’intera collezione è presentata come una vera installazione-performance ante litteram, una risposta metaforica ai parucconi che avevano negato loro di sfilare nella Sala Bianca.
Nello stesso anno i fratelli Correggiari sono chiamati come “stilisti” dalla Lebole S.p.A., allora la più grande Industria italiana di confezioni maschili, e realizzano con il marchio “Stil Libero” collezioni “casuals”, linee di abiti con giacche sfoderate (allora una novità assoluta) e la collezione d’impermeabili “Pioggia e Vento”.
Nel ’73 la creatività di Giorgio e Lamberto varcò i confini italiani. La “Fancy”, mega società indiana d’abbigliamento e tessuti, li invita in India a creare una collezione uomo e donna da realizzarsi con i suoi preziosi tessuti e a presentarla, con una sfilata, a New Delhi. Prima di loro solo Pierre Cardin era stato invitato a produrre e sfilare in India.
Fu un’ esperienza eccezionale, sia di lavoro, sia di conoscenza di un’antica cultura che li affascinò. Oltre alle loro creazioni, presentarono 60 modi diversi d’indossare il “sari”, tipico costume femminile indiano, che interpretarono come un “omaggio dell’Occidente all’Oriente”, come un ponte fra due culture, in una mega sfilata davanti ad un pubblico in cui era presente il figlio di Indira Gandhi, futuro
primo ministro e moltissimi dignitari e autorità indiane. Fu un grande successo. Quell’esperienza, per l’impegno e l’avvicinamento ad una cultura intrisa di tradizione e spiritualità, ha influito significativamente sia su Giorgio che su Lamberto e li ha accompagnati anche nel loro percorso successivo. Fu anche la cartina di tornasole per individuare due strade diverse da percorrere.
I fratelli erano complementari, entrambi creativi, uno più estroverso, l’altro più meditativo. Lamberto è richiamato dal desiderio di riprendere l’attività come artista che svolge sia nel campo tradizionale (pittura, scultura, ceramica, grafica) ma si dedica anche ad un’intensa progettazione di performances ed installazioni artistiche. E’ mosso dal bisogno di ridefinire il concetto “spazio – tempo” e il
rapporto Arte e pubblico nella ricerca di nuovi modelli d’espressione. Persegue anche un’attività come designer analizzando il rapporto individuo e ambiente.
Per Giorgio invece il richiamo della moda e della tecnologia, alla scoperta di nuovi materiali, sarà così forte da dedicarsi con rinnovata vitalità all’attività di “stilista” e alla creazione di proprie linee con il brand “Giorgio Correggiari”.

1944, Giorgio a un anno a sinistra, Lamberto tre anni a destra
1944, Giorgio a un anno a sinistra, Lamberto tre anni a destra

I due fratelli resteranno comunque molto legati ed avranno nuove occasioni per collaborare. Nel 1973 Giorgio crea la linea “Jeans Ufo” per il Gruppo Zanella Italia. Dal ’74 è lo stilista per le collezioni Donna-Uomo-Bambino Daniel Hechter, Parigi. Disegna la collezione “Cadette”, Milano; la “Pellegrini-Pellicce, Milano. Nel 1975 la Snia S.p.A., una delle più importanti produttrici a livello mondiale di fibre tessili artificiali e sintetiche, gli offre d’interpretare liberamente le nuove fibre. Per questa consulenza crea e propone un sistema di involucro multiuso scomponibile. Nel ’76 fonda la “Giorgio Correggiari s.r.l .” e con il suo brand farà parte del gruppo di stilisti che lasciano il Pitti (Firenze) per sfilare a Milano. E’ l’inizio delle sfilate del “Prêt-à- porter- Donna” . Crea il marchio “Reporter” per l’Orland Ancona, di cui disegna le collezioni per diversi anni. E’ presente nella maglieria creando le collezioni “Cleo e Pat”, nella pellicceria con “Trifurs” e “Bencini”. Diventa consulente della “ Segreteria Internazionale della Lana”, della “Cantoni S.p.A.” la maggiore industria italiana di velluti. Nel ’78 aderisce a “Milano Collezioni” la manifestazione che ufficializza con le sue sfilate la moda femminile italiana riunendo alla Fiera-Milano tutti i suoi protagonisti (G. Armani, L.Biagiotti, G.Correggiari,E. Coveri, Fendi, G.Ferrè,E.Massei, Missoni, G.Versace,Krizia). (Nota 3)
Per la Moda-Uomo, Giorgio Correggiari continuerà a presentare le sue collezioni al Pitti a Firenze, dove sarà presente con il suo Brand o come consulente per le più importanti produzioni maschili italiane, da “Herno” ad “Igi”Perugia, abbigliamento in pelle, ad “Allegri-Impermeabili” e con le linee “Start Point” e “Ketch”.
Primo degli stilisti italiani ad esporre le sue creazioni al Museo d’Arte Moderna di New York, fu anche tra i primi a comprendere l’importanza della spettacolarità nella presentazione delle collezioni. Infatti nel 1979 chiama Lindsay Kemp (famoso mimo e coreografo inglese) e insieme a lui crea una coreografia d’eccezione per dare vita ad una sfilata donna diversa, stimolante, allora memorabile.
Gli anni ’80 portarono una ventata di nuove realizzazioni e successi. Dalla collezione creata appositamente per il mondo dello sport, alla maglieria fabbricata con carta cellulosa in collaborazione con industrie giapponesi, a seguire gli indumenti con filati estensibili. Nel 1981 Giorgio crea abiti in carta lavabili in lavatrice, abiti in fibra di cotone e ceramica, tessuti termosensibili che variano cromaticamente e abiti con accostamenti di tessuto jeans e velluti stampati con disegni del ‘700.
Il brand “Giorgio Correggiari” è ormai noto in tutto il mondo, numerose sono le licenze sparse in vari paesi. Le consulenze professionali con industrie sia in Italia che all’estero coprono tutti i settori della moda: donna  uomo, bambino, accessori. Il lavoro è frenetico, incessante, ricco di collaborazioni e successi nazionali ed Internazionali. La più grande fabbrica spagnola d’abbigliamento l’Induico (11 milioni di capi, con 9 mila dipendenti) gli propone una collaborazione. Per loro Giorgio crea “Mito”, una linea sportiva innovativa, sia per i modelli, i materiali e i colori che avrà un grande successo. In Francia diventa consulente dell’International Wool Secretary di Parigi per i materiali e le linee.
E’ un notevole impegno, perché gli richiese di creare le linee di tendenza per tessuti, filati, colori e forme con due anni di anticipo rispetto al prêt-à-porter e le industrie d’abbigliamento che, su quelle indicazioni, realizzano le loro produzioni. A completare l’arco internazionali delle collaborazioni straniere di Giorgio Correggiari abbiamo il Giappone. Nel paese del Sol Levante Giorgio concluse licenze con le società “Takisada” e “Hishida”, presenti nelle collezioni High Tech. In Italia è consulente per il “Lanificio Lana Gatto” e la “Tessitura e Filatura di Tollegno”. Crea la linea in pelle “Robrik”, la linea giovane di giacche e impermeabili per “Coral”. Disegna la linea di pellicceria “Divi”-Bari e in Spagna la linea “Shaza House of Fashion”-Valencia Lancia il suo brand in Sud America attraverso il licenziatario “Modaitaliana Diffusoria ltda” con una collezione donna “Giorgio Correggiari” prodotta in Brasile, che presenta con una sfilata al Jockey Club di San Paolo.
E’ invitato in Perù, ne dà notizia L’Espresso (Giuseppe Turani ) col titolo: “Giorgio Correggiari. Lo stilista che negli ultimi anni ha consolidato numerosi rapporti con l’estero (America, Asia ed Europa) è stato invitato in Perù dalle autorità governative del paese”. Da quel rapporto nasce una collezione uomo, basica e casual, con l’uso di fibre naturali peruviane, prodotta in Brasile. Il 1989 vide il debutto di Giorgio Correggiari come designer per l’auto dell’equipaggio Cattaneo-Passioni per la celebre Parigi-Dakar. L’auto era caratterizzata da una originale verniciatura fucsia e grigia prevista per affrontare un percorso impervio di 10.800 Km. Nel ’90 propone il “Pile”, tessuto realizzato con il riciclo delle bottiglie di plastica, anticipando il suo uso nella moda. In Giappone Giorgio Correggiari apre 25 punti vendita con il suo brand ed è presente con la sua Boutique in 15 grandi magazzini. Il fratello Lamberto, artista affermato, collabora alla progettazione degli spazi. Diventa consulente della “World”, una delle maggiori industrie d’abbigliamento giapponese. Con la “Durban” crea la “IDD” (Italian Durban Division) con sede a Biella che è presente sul mercato giapponese e nord-americano. Tra le consulenze va ricordata la lunga collaborazione con l’Istituto “I.W.S.” e il corso di “Moda e Design” tenuto nell ’85 all’Istituto Superiore di Architettura e Design su invito del Politecnico di Milano. Così lo ricorda Giovanni Maria Conte, docente al Politecnico, che lo conobbe nel corso di laurea in Design della Moda. “Giorgio sapeva guardare oltre”, “Lui ha messo insieme, allora, quello che oggi si mette insieme: arte, prodotto, arredo, abbigliamento….. con un modo di fare tutto suo di presentare le cose – di proporre, davvero – incisivo”. “Un avanguardista” lo definì la fashion designer Nanni Strada, allora docente al Politecnico. Ancora Giusi Ferrè, giornalista e scrittrice lo ha definito: “Giorgio? Un alieno – Curioso, visionario, precursore”. “Univa entusiasmo e voglia d’innovazione. Aveva sempre cose nuove da proporre” così lo definisce Flavio Lucchini, mitico art-director di Vogue. E prosegue: “ il suo non era tanto un problema di riconoscimento del marchio, perché lui innovava sempre,
cercava sempre delle cose nuove, quindi in un certo senso non era “furbo”, interessato a crearsi una griffe e sfruttarla. Lui ha creato una griffe innovativa.” ( Nota 4 )
A fine anni ’90, con una sensazionale conferenza stampa, Giorgio Correggiari dichiara di abbandonare le sfilate ufficiali della Moda Italiana a Milano Collezioni. Motiva la sua rinuncia col fatto che “La Moda è diventata solo Finanza”. “L’invasione del mercato e della finanza è diventata così invasiva, omogeneizzante e assoluta da ridurre la creatività ad un meccanismo illusorio e mistificatorio, che manipola i valori e l’opinione pubblica .Questo meccanismo è sostenuto da media, pubblicità e opinionisti, tutti compromessi direttamente o indirettamente da interessi economici”.
E’ una critica cosciente e lucida di un sistema a cui non interessa la creatività, né la qualità dei prodotti ma solo il profitto. Giorgio ha sofferto molto per il sistema moda che divorava i creativi, toglieva spazio alle idee, diventava un sistema di puro e impietoso business.
Appare quindi calzante la definizione che il giornalista e scrittore giapponese Kazunori Ivakura, in un’ intervista ha dato di Giorgio: “Anticonvenzionale, ho sempre pensato che lui fosse un po’ la coscienza della Moda Italiana”.(N.4) Da allora Giorgio Correggiari si dedicherà ad una ricerca molto avanzata sui materiali. Sarà consulente di società specializzate in prodotti tecnici all’avanguardia, come la “Wolk”, famosa azienda Bavarese fondata nel 1880, produttrice di prestigiosi e superveloci sci e della prima racchetta da tennis in materiale sintetico. Si riserva uno spazio personale di ricerca sulla progettazione anticipatrice di capi realizzati “senza taglio e cucito”. Inoltre per soddisfare la sua pluralità d’interessi si proporrà anche come ideatore, progettista e organizzatore di eventi.
Nel 2000 crea l’immagine e le proposte moda per la piattaforma online “Yoox”. 2001 il progetto “Metrorto” insieme al fratello Lamberto, che propone al Comune di Milano la trasformazione delle rotonde urbane in orti coltivati e gestiti dagli abitanti del quartiere con la possibilità di consumarne e venderne i prodotti. 2002 “Imparare facendo” corso di design e moda Istituto Isad e Politecnico Milano. Nel 2003 ad Abitare il Tempo, rassegna di design a Verona, realizza l’installazione “Il Bosco dell’Acqua”, con la collaborazione di ToninoGuerra, poeta e sceneggiatore di F.Fellini. Nel 2004 la manifestazione “Legno Arredo” che si propone l’internazionalizzazione delle aziende del legno pugliesi con l’esposizioni “Vestire gli Interni di Milano” Fiera del Mobile-Milano e in parallelo a Bari con “La Haute Couture veste le Dimore Pugliesi”, Fiera del Levante Bari. A Gambettola (Fc) Il “Progetto Stile Romagna” rassegna dei tessuti stampati a mano tipici locali.
Nel 2004, Franca Sozzani, direttrice di Vogue, lo convince a ritornare a sfilare. Giorgio lo farà a suo modo, creando “Untitled”, una collezione di pezzi unici come sculture, composta di abiti e accessori quasi immateriali, progettati come un gioco d’innovazione materica e formale. Sarà presentata negli spazi di Corso Como 10 su originali manichini con una scenografia che si avvarrà della collaborazione del fratello Lamberto. “Untitled” sarà presentata ancora nel 2005 in Corso Como 10 e nel 2006 nello spazio d’Arte Via Correnti 20.
Nel 2005 “Nozze a Conversano”, megaevento promozionale per le aziende specializzate in abiti da sposa. Partner Vogue Sposa. Con la collaborazione del fratello Lamberto, Giorgio arreda l’intera piazza come un salotto, con l’uso di laser e proiezioni luminose compiuterizzate sull’antico castello. Intervengono migliaia di spettatori. Nel 2006, sempre con la collaborazione del fratello Lamberto, “Idee”, Studio 76 di Via Mecenate, Milano. Progetto “More” – Partner Camera Nazionale della Moda Italiana e Associazione Orafa Lombarda. Prima esposizione dedicata ai gioielli che ospita 300 aziende, designer e buyer del settore oro alla Fiera City in concomitanza con la settimana della Moda di Milano. Giorgio è ideatore e progettista dell’evento con la collaborazione di Franca Sozzani, Marisa Corso e del fratello Lamberto. Tutto lo spazio espositivo è creato come la topomastica di una città, con strade, piazze, giardini, usando tubi di cartone di varie dimensioni in un allestimento originale e innovativo. Lo spazio all’aperto intorno al padiglione è decorato da writer internazionali invitati da Giorgio.
Nel centro di Bari, in Via Scarano, Giorgio allestisce con il fratello Lamberto “Il Giardino delle Delizie”, una originale proposta di come si può realizzare un giardino con piante aromatiche e commestibili: un orto che si trasforma in giardino e viceversa. Nel 2007 “Idee: Ambiente e Territorio”, Scalo Merci del Porto di Punta Perotti - Ex Macello, Bari. “Tokio – Dome”, Tokio, dove Giorgio presenta dodici tra i più noti stilisti Italiani dentro containers. Partner ICE Italia. Nel 2008 “Eventi di Cambiamento” dove artisti e designer si confrontano su nuovi bisogni, culturali e sociali sui concetti: “Riprogettare-Eliminare-Costruire_Evolversi .  scritte in caratteri cubitali sulle facciate della Fiera del Levante di Bari. Cura la mostra “Artisti Cinesi della Nuova Generazione”, Palazzo della Permanente, Milano. Nel 2009 “Il Viaggio di Natale” che coinvolge l’intera città di Bari proponendo il suo patrimonio culturale di tradizioni in un’atmosfera di festa che mira ai valori di socialità e solidarietà.  Nel 2011 “Il Volo della Libellula”, installazione nel giardino della Triennale e Piazza dellaBorsa, Milano. Dopo ricerche e contatti in Cina Giorgio propone e organizza il “Congresso del Cachemire” a Palazzo Marino , partner il Comune e a cui partecipano i più prestigiosi produttori italiani: Loro Piana,
Cuccinelli, Colombo insieme con le maggiori industrie cinesi e l’Associazione Italia-Cina. Giovedì 23 Giugno 2011, in una mattinata estiva Giorgio muore nel giardino fiorito della sua casa-studio
a Parasacco (Pv) nel Parco del Ticino. Riposa nel Cimitero di Pieve di Cento (Bo) accanto alla madre Liliana, al padre Pietro e ai nonni Lina e Ruggero.
Lo ricordano tre amici. Giuseppe Mondani, attuale vicepresidente Vogue Ed. Conde’ Nast, :“Un uomo libero. Libero nella testa, libero dai condizionamenti, libero dai modelli…..(nota 4).
Gli fa eco Roberto Manoelli, presidente di Asso Moda e fondatore di Milano Vende Moda, :“Un indipendente, un navigatore solitario”… “Giorgio Correggiari era uno dei grandi della Moda”…
“Non amava far parte di certi giri, o lobby che dir si voglia...era staccato da tutti, era indipendente, originale anche in questo”…”ma la stampa va volentieri da chi può sostenere le spese della stampa…
in termini di pubblicità…” (Nota 4) Lo ricorda il celebre fotografo Aldo Fallai: “Giorgio? Un moderno Don Chisciotte”…”Giorgio era diverso…era dell’idea che non si vive di sola “pappa”…E quindi purtroppo ci manca… “ (Nota 4)


NOTE
1 –2 : da “PAM PAM, la moda dei giovani, fatta dai giovani nell’Italia anni ‘60” , 2019
di Giovanni Maria Conti Ph. d. Associate professor, Dept of Design – Politecnico Milano.
3 : da “MASS-MODA”, Fatti e Personaggi dell’Italian Look, di Adriana Mulassano. Alfa, Castaldi,
Anna Piaggi – Ed. G. Spinelli &C. Firenze, 1979.
4 : da “GIORGIO CORREGGIARI – Il Ribelle della Moda” interviste di Dario Murri, 2019